Che cos’è il primo soccorso in azienda? Dalla definizione alla normativa vigente in Italia: un excursus sull’organizzazione del primo soccorso nei luoghi di lavoro, analizzando le criticità e le innovazioni degli ultimi anni.
Il primo soccorso (PS) viene definito come l’insieme di interventi, di manovre ed azioni messe in essere da chiunque si trovi a dover affrontare una emergenza sanitaria, in attesa dell’arrivo di personale specializzato.
Come si legge dalla guida dell’Inail sul primo soccorso nei luoghi di lavoro, gli obiettivi sono quelli di preparare le persone a:
- riconoscere una situazione di emergenza, valutare le condizioni della vittima e attivare la catena dell’emergenza, allertando i soccorsi avanzati se necessario
- prestare i primi soccorsi utilizzando competenze adeguate
- evitare l’insorgenza di ulteriori danni causati da un mancato soccorso o da un soccorso condotto in maniera impropria
Oggi la gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è integrata nel sistema organizzativo aziendale e ciò ha permesso di introdurre molti interventi innovativi nella prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, tra cui il primo soccorso aziendale che quindi non va inteso più solo come un intervento di riparazione, ma come un processo integrato nell’organizzazione dell’impresa.
E’ necessario creare un sistema efficace di primo soccorso in azienda in modo da influire in maniera positiva sull’esito degli infortuni e da contribuire a costruire ambienti sani e sicuri, aiutando i lavoratori a migliorare la percezione del rischio e ad assumere comportamenti sempre più responsabili. Purtroppo l’elevato numero di incidenti sul lavoro che continuano a verificarsi frequentemente in Italia dimostra chiaramente quanto la formazione alla sicurezza sia ancora lontana dal raggiungere livelli soddisfacenti.
Perciò la stessa normativa riconosce al PS un ruolo importante all’interno del sistema di gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, obbligando i datori di lavoro a designare e formare gli Addetti e ad organizzare il piano di emergenza. Tuttavia, si dovrebbero effettuare i controlli per testare la reale efficacia del sistema di PS all’interno delle azienda, e non relegare tutto ciò ad un semplice adempimento burocratico.
Infatti, da una buona organizzazione del sistema di primo soccorso aziendale dipende l’attivazione tempestiva della catena dell’emergenza: una corretta gestione delle prime fasi di un’emergenza sanitaria può fare la differenza tra la vita e la morte, tra recupero rapido o prolungato, tra disabilità temporanea o permanente.
Come hanno dimostrato alcuni studi, l’esito dell’evento infortunistico sul lavoro dipende dall’efficacia dei soccorsi che vengono prestati ai lavoratori vittime dell’infortunio, non solo dalla gravità dell’evento stesso e dall’entità del danno procurato: si possono aumentare le competenze nell’uso delle attrezzature nell’emergenza extraospedaliera, ma ciò che conta è la tempestività dei soccorsi. Nell’emergenza sanitaria le capacità tecniche dei soccorritori influenzano direttamente le probabilità di successo dell’intervento e favoriscono la successiva stabilizzazione ospedaliera del paziente, ma i loro effetti positivi possono essere annullati se i tempi di risposta sono troppo lunghi.
Pertanto, la presenza sulla scena dell’evento di un primo soccorritore non sanitario e formato ha due effetti positivi:
- favorisce un allertamento precoce del sistema d’emergenza, contribuendo alla tempestività del successivo intervento sanitario
- evita un uso improprio dei mezzi di soccorso sanitario
Il Primo Soccorso è uno strumento di intervento atto sia a favorire un esito positivo per i lavoratori che hanno subito un incidente e richiedono un intervento immediato, sia ad ampliare la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e a prevenire gli infortuni.
L’organizzazione del primo soccorso aziendale nella normativa italiana
In Italia il primo soccorso dei lavoratori è stabilito per legge dal Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e dal Decreto del Ministro della salute 15 luglio 2003, n. 388, Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale e successivi aggiornamenti.
Come abbiamo detto precedentemente, la normativa prevede l’organizzazione del primo soccorso rientri nelle misure generali di tutela e si inserisce all’interno del più ampio capitolo della gestione delle emergenze, insieme ad altre misure quali prevenzione incendi e lotta antincendio, evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, salvataggio.
Inoltre, obbliga il datore di lavoro a conferire al primo soccorso un ruolo importante all’interno dell’organizzazione aziendale, designando e formando gli addetti al primo soccorso e ad organizzare il piano di emergenza. Lo scopo è fornire strumenti di intervento nelle situazioni di pericolo per la salute dei lavoratori, promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e sensibilizzare le diverse figure professionali che sono coinvolte nella tutela dei lavoratori.
Il D. Lgs. 81/08 prevede che le misure del Primo Soccorso (PS) siano uno dei principali capisaldi del sistema di gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e le inserisce nell’ambito delle misure generali di tutela. Pertanto, il datore di lavoro deve “designare” i lavoratori incaricati dell’attuazione del PS, oltre a fornire loro un’adeguata informazione, formazione ed addestramento. I lavoratori designati possono rifiutare tale designazione solo per un giustificato motivo.
Mentre dei requisiti del personale addetto al PS, della sua formazione specifica e dei contenuti minimi delle attrezzature se ne occupa il D.M. 15 luglio 2003, n. 388 che contiene, nello specifico, le disposizioni sul pronto soccorso aziendale: le caratteristiche minime delle attrezzature di primo soccorso, i requisiti del personale addetto e la sua formazione, individuati in relazione all’attività, al numero dei lavoratori occupati ed ai fattori di rischio, ecc
Le aziende sono classificate in tre gruppi (A, B,C) in base al tipo di attività svolta, al numero di lavoratori impiegati e ai fattori di rischio occupazionali. Le aziende del gruppo A e B devono garantire la presenza di una o più cassette di pronto soccorso, mentre quelle di gruppo C è sufficiente la presenza del pacchetto di medicazione. I contenuti minimi delle cassette/pacchetti di primo soccorso vengono indicati negli allegati del D.M.
Per quanto riguarda la formazione al primo soccorso, i contenuti e gli obiettivi didattici dei corsi sono sostanzialmente identici, cambia la durata: 16 ore per le aziende di gruppo A, 12 ore per le aziende di gruppo B e C.
La formazione degli addetti al PS è svolta dal personale medico, in collaborazione ove possibile con il SSN, consiste in una parte teorica e in una pratica dove vengono attuate le misure di primo intervento. Gli obiettivi del corso di formazione sono l’acquisizione di “capacità di intervento pratico” in caso di insufficienza respiratoria acuta, arresto cardiocircolatorio, emorragie, traumi, sindromi cerebrali acute, avvelenamenti ecc.
Il decreto, infine, prevede che la formazione, soprattutto nella parte che attiene alla pratica, vada ripetuta con cadenza triennale.
In aggiunta, ogni azienda deve fornirsi di un piano di primo soccorso: un documento che indica, con procedure chiare, compiti, ruoli e comportamenti che ogni lavoratore deve assumere in caso. Per essere efficace, deve essere attuabile e calato nella realtà lavorativa presa in esame; deve tenere conto delle peculiarità dei luoghi e della produzione ecc.; deve essere chiaro e comprensibile.
La redazione del piano di primo soccorso deve avere come fonte informativa il documento di valutazione dei rischi (DVR) che fornisce gli strumenti per identificare, valutare e gestire i possibili rischi e i danni che ne possono conseguire. Quando si organizza un piano di primo soccorso di devono considerare tre aspetti:
- la tipologia di attività e di rischi specifici presenti in azienda per definire l’adozione di altri presidi sanitari oltre a quelli obbligatori previsti dalla normativa o il trasferimento di competenze specifiche agli addetti al primo soccorso
- il luogo dove si svolge l’attività, in particolare la sua raggiungibilità da parte dei mezzi di soccorso
- il numero di addetti da designare e la formazione degli stessi
Infine, l’azienda deve provvedere alla comunicazione del piano di primo soccorso ai lavoratori: sussiste l’obbligo di legge affinché ciascun lavoratore riceva un’adeguata informazione sulle procedure di primo soccorso e sui nominativi dei lavoratori incaricati. Per la diffusione di tali informazioni è possibile prevedere:
- incontri informativi con i lavoratori
- distribuzione, attraverso e-mail o in cartaceo, del piano di soccorso
- distribuzione in tutte le sedi di cartellonistica adeguata contenente elenco degli addetti al primo soccorso e relativi numeri di telefono/ubicazione
- cartellonistica adeguata che segnali la presenza di cassette di pronto soccorso o pacchetti di medicazione e di qualsiasi altro presidio sanitario
Criticità e innovazioni del primo pronto soccorso nei luoghi di lavoro
Nonostante ad una prima occhiata la normativa sembri completa ed esaustiva, non mancano tuttavia delle criticità nel sistema del Primo Soccorso.
Chi si occupa di organizzazione, gestione e formazione al Primo Soccorso nei luoghi di lavoro spesso critica il fatto che:
- i lavoratori addetti al PS non vengano scelti sulla base della motivazione ma “designati”, di conseguenza spesso sono reticenti ad assumere questo ruolo per timore di conseguenze legali
- il metodo didattico seguito è composto da una parte teorica preponderante e da uno scarso addestramento pratico mentre
- l’apprendimento del primo soccorso si ottiene privilegiando le parti addestrative rispetto a quelle teoriche
- i gruppi sono numerosi e il rapporto docente-discenti è basso
- la formazione (retraining) effettuata ad intervalli di 3 anni non permette il mantenimento delle abilità pratiche e delle conoscenze teoriche
E, come ciliegina sulla torta, se tutto ciò viene accompagnato da un scarso coinvolgimento da parte dei vertici aziendali, il Primo Soccorso viene percepito dai lavoratori come una perdita di tempo.
Ormai è un fatto consolidato che per sviluppare abilità pratiche i soggetti non sanitari di professione devono dedicare più tempo alla parte addestrativa, attraverso esercitazioni condotte in piccoli gruppi.
A tal proposito, vanno menzionate le raccomandazioni dei corsi di basic life support and defibrillation (BLSD) svolti secondo le linee guida dell’International Liason Committee on Resuscitation (ILCOR). In breve, è sconsigliato insegnare a gruppi numerosi, solo con lezioni teoriche; invece è preferibile avere un tempo dedicato, in cui l’allievo possa provare più volte le manovre di soccorso.
Inoltre, i contenuti trasmessi dovrebbero consistere in poche nozioni importanti, riguardanti le situazioni che possono davvero mettere a rischio la vita.
Un altro punto importante è costituito dalla frequenza del retraining.
Le linee guida internazionali raccomandano che il riaddestramento avvenga con una periodicità inferiore ai 6 mesi per agevolare il mantenimento delle abilità pratiche. Una maggiore frequenza del retraining permette di acquisire questa pratica all’interno delle buone prassi aziendali, diventando un fatto culturale consolidato.
Oltre alle criticità, vanno segnalate anche le innovazioni che sono avvenute negli ultimi anni: l’inserimento del Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE) tra le attrezzature del Primo Soccorso. Il DAE è un dispositivo medico in grado di erogare una scarica elettrica di intensità che consente di interrompere la fibrillazione ventricolare, causa di arresto cardiaco.
Le statistiche riportano che il riconoscimento rapido dell’emergenza, l’inizio immediato della rianimazione cardiopolmonare e l’uso del Defibrillatore Semiautomatico hanno comportato un notevole incremento del tasso di sopravvivenza. Quindi, prevedere l’utilizzo del DAE nei luoghi di lavoro fa la differenza, soprattutto in quegli ambienti in cui lo sforzo fisico e lo stress psico-fisico sono particolarmente importanti o dove sono presenti fattori di rischio per arresto cardio-circolatorio oppure nei luoghi isolati, dove è più difficile che il soccorso avanzato arrivi in tempo.
La presenza del DAE conferisce un valore aggiunto al sistema dell’emergenza aziendale: il costo contenuto, la semplicità di utilizzo e l’affidabilità di questi apparecchi assicurano un soccorso economico, ma di qualità. Anche la formazione dei soccorritori non comporta un costo aggiuntivo per l’azienda, in quanto i corsi di formazione per addetti al Primo Soccorso prevedono le manovre di rianimazione cardiopolmonare come materia obbligatoria: è sufficiente inserire all’interno del percorso formativo un modulo dedicato al BLS-D della durata di 5 ore.
La possibilità di diffondere l’uso del DAE al di fuori dell’ambito ospedaliero è stata riconosciuta in Italia attraverso:
- la legge n. 120 del 3 aprile 2001, recante indicazioni circa l’“Utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero” che ne ha consentito l’uso anche a personale non sanitario, purché formato
- la legge finanziaria 2010 (art.2, comma 46) che ha favorito la diffusione dei DAE
- il Decreto 18 Marzo 2011 che ha stabilito i criteri per la loro distribuzione sul territorio e che ha interessato numerosi luoghi di lavoro
Sensibilizzare le imprese ad avere il DAE nei luoghi di lavoro potrebbe rivelarsi uno strumento importante per diffondere il device capillarmente sul territorio : anche nei luoghi di transito e di permanenza di molte persone come centri commerciali, grandi supermercati, aeroporti, stazioni, impianti sportivi, uffici aperti al pubblico, scuole ecc.
Alla luce di tutto ciò, diventa necessario rivedere alcuni aspetti della gestione del PS nei luoghi di lavoro ed in particolare rielaborare gli attuali programmi formativi, oltre a diffondere maggiormente la cultura del DAE.
La formazione e l’addestramento al Primo Soccorso rappresentano dei formidabili strumenti di prevenzione e società di consulenza come Tecsam contribuiscono ad avere sul luogo di lavoro personale non sanitario addestrato, in grado di fornire una prima assistenza qualificata alle vittime di infortunio e permettono ai lavoratori di conoscere e assumere comportamenti più idonei sul luogo di lavoro.